Sono Angela, classe 1971, avvocato.
Mi sono laureata in giurisprudenza a metà degli anni 90, più o meno in concomitanza con l’entrata in vigore della Legge Merloni.
Poi sono arrivate le versioni bis, ter e quater della Merloni, il Codice dei contratti pubblici e tutti i suoi correttivi, il nuovo Codice dei contratti pubblici e tutti i suoi correttivi, poi il decreto sbloccacantieri, poi tutte le deroghe Covid.
Insomma, negli ultimi 25 anni non mi sono mai annoiata, ogni giorno non è mai stato uguale a quello precedente.
Ma la ragione per cui amo tanto occuparmi di gare pubbliche non è (solo) perché ogni nuova modifica delle regole degli appalti pubblici mi fa sentire sempre come se fosse il primo giorno di scuola.
Sin dalla prima volta (ed era il lontano 1997) in cui mi sono trovata a scrivere un bando per servizi di progettazione per costruire un incubatore di imprese mi sono resa conto che lavorando negli appalti pubblici avrei potuto fare la mia parte per rendere più sicure le strade, le ferrovie e i ponti su cui viaggiamo, per riqualificare le scuole dove mandiamo i nostri figli, per rendere più vivibili e più funzionali le nostre città, per modernizzare gli ospedali in cui ci curiamo, per proteggere l’ambiente in cui viviamo.
Questa consapevolezza è sempre stata e continua ad essere la fonte della mia motivazione per fare questo lavoro.
Perché lavorare negli appalti pubblici è stancante e spesso molto frustrante, non solo per la difficoltà della materia in sé, ma soprattutto perché molti – troppi – pensano che la parola appalto sia sinonimo di malaffare e corruzione o, nel migliore dei casi, di burocrazia e inefficienza.
Io non la penso così e non l’ho mai pensata così.
Lavoro negli appalti pubblici perché desidero lasciare un mondo migliore di come l’ho trovato.
Per questo per me una gara d’appalto non è mai solo una sterile sequenza di documenti e formalità, ma un tassello fondamentale per la costruzione del Bene Comune.
Perché per fare bene una gara d’appalto credo che occorra, prima di ogni altra cosa, la capacità di mettersi in ascolto per comprendere i bisogni della collettività e per trovare il punto di incontro che consenta alle imprese di crescere e alla Pubblica Amministrazione di svolgere al meglio le sue funzioni.
E questo vale qualunque sia il ruolo che si gioca nel mondo degli appalti.
Vale per me come avvocato quando interpreto le norme, vale per le stazioni appaltanti quando scrivono i bandi, vale per gli operatori economici quando partecipano alle gare ed eseguono i contratti, vale per chi scrive le regole del gioco e per i magistrati che sono chiamati a farle applicare.
Questo il messaggio che cerco di condividere e di trasmettere a tutti gli operatori economici che assisto nella partecipazione alle gare e a tutti i funzionari pubblici che affianco nella preparazione degli atti di gara
E questo è il messaggio che oggi voglio condividere qui con voi, lettori di #vitadagara.