Appalti: quando la vita da gara è uno stile di vita

Sono Ilaria Foschi, classe ‘89, bolognese.

Conseguita la laurea in giurisprudenza, ho capito dopo un paio di mesi di praticantato negli studi legali che
non avrei intrapreso le classiche professioni forensi e che avrei voluto lavorare con competenze più
trasversali in contesti più grandi e dove ci fossero altri ritmi e dinamiche.

Ho conseguito, quindi, anche un master per giurista di impresa e un corso di specializzazione biennale in
studi sulla pubblica amministrazione che mi hanno aiutato a completare quella formazione più trasversale
che mi mancava e che desideravo e che conciliava un ambito per me molto affascinante: il rapporto
impresa-pubblica amministrazione.

Una fortunata e fortuita opportunità di tirocinio mi ha portato per la prima volta in un ufficio gare pubblico e da lì…non ho più smesso.

Ho lavorato anni tra uffici gare pubblici e privati; e se da un lato questa scelta, del tutto consapevole, mi ha
portato a conoscere tanti contesti diversi e mi ha dato l’opportunità di vedere entrambe le facce della
medaglia, di contro ne ho rimesso in stabilità.

Mi definisco ad oggi, un’esploratrice un po’ nomade degli appalti!

Però, confesso che In questi anni non ho mai pensato di fare altro, anzi, vorrei sempre più incrementare la
mia professionalità in questo settore anche perché un ufficio gare, spesso, si trova a gestire tantissime
attività e mansioni collaterali
quali rapporti con istituti di credito, partner, tecnici, organizzazione di agende,
burocrazie, dichiarazioni, atti notarili, archivi, etc.

Concordo con Sacha e con tutti i colleghi di questa bellissima comunità, o meglio “casa degli appalti”, nel
ritenere che non facciamo un lavoro da meri burocrati e compilatori di file ma siamo un baricentro, un
punto di riferimento e spesso un ancora nelle nostre aziende e p.a.

Gestiamo tantissime informazioni riservate e anche segreti commerciali e tecnici, lavoriamo su più fronti e
con più metodi diversi: pazienti e serafici con i colleghi, veloci e adrenalinici per le chiusure di gara, assertivi
e collaborativi con i partner e gli interlocutori esterni.


Inoltre, ogni giorno ci imbattiamo in aggiornamenti normativi e giurisprudenziali, aggiornamenti tecnologici
perché lavoriamo su piattaforme di gara diverse tra loro in continua evoluzione (avete presente l’ultimo
aggiornamento di Sintel? n.d.r) e, non ultimo, cambiamenti sociali e politici che sappiamo bene quanto siano influenti (bene dice Vincenzo che questo lavoro si traduce in nuovi servizi, lavori, scuole, infrastrutture…il portato delle scelte socio-politiche, appunto).

È ben evidente che non possiamo permetterci di spegnere il cervello.

Questo lavoro non mi ha fatto annoiare mai un giorno: l’ufficio diventa una stanza senza pareti perché il
tempo corre veloce, le riunioni si susseguono e ci si districa contemporaneamente su più fronti e tra
interlocutori che hanno esigenze diverse.

Certo, lo stress e l’ansia trovano terreno fertile ma se pensiamo che quello che facciamo è il riflesso di
quello che siamo e quindi sappiamo gestirlo nonché stiamo contribuendo alla sacrosanta causa del bene
comune, non possiamo che essere orgogliosi e pensare che la vita da gara, in fondo, è uno stile di vita!

1 commento su “Appalti: quando la vita da gara è uno stile di vita”

  1. Complimenti, ottimo intervento. Riesci a toccare i punti cardine e qualificanti del nostro lavoro, con un entusiasmo contagioso.
    Dovrebbe essere letto dalle persone che intendono avere una Vitadagara.

Lascia un commento

Cancel

Necessari

Chiudi

Cancel

Statistiche

Chiudi

Cancel

Targeting

Chiudi